DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINNN!!!

Già stavo contemplando la calotta bianca del soffitto da alcuni minuti, soffermandomi sulle sfogliature dell’intonaco, prossimo a distaccarsi, quando suonò la vecchia sveglia. Lasciai sfogare gli ultimi sordi rintocchi, e mi decisi a lanciarmi dal soffice materasso dei sogni, per toccare terra.
Pochi passi, ovattati dalla parentesi di uno sbadiglio, mi dividevano dalla stanza di Valdo, la cui porta era solo accostata. La spinsi con delicatezza, e mi affacciai dentro: la serranda era calata, il mappamondo luminoso sul comodino era acceso, e un lenzuolo bianco avvoltolato viaggiava come una nuvola nel cielo sgombro del materasso.